In punta di cuore
di Matteo Gentile
L’accostamento della danza Di Roberta Di Laura al brano di Luciano Ligabue non sembri irriverente. Perché Roberta, giovane ballerina di Statte, esprime con la sua arte e con la sua personalità l’eleganza di uno stile di vita che si propone al mondo con tutta la sua forza prorompente. Eleganza e dolcezza, ma anche potenza espressiva e grande capacità comunicativa. La incontriamo in una piazza del suo paese natale, là dove tutto è iniziato da quando era bambina, là dove trova il suo porto sicuro in una vita che la porta immancabilmente in giro per l’Italia e per il mondo. Il primo approccio può sembrare formale, ma appena si parla di danza, negli occhi di questa giovane artista si accende una luce che illumina questa grigia domenica di febbraio.
Buongiorno, Roberta, grazie per aver voluto raccontare un po’ di te agli amici di Saturno22.
“Grazie a Saturno22 per avermi accolto tra i suoi amici, piuttosto. Un abbraccio ideale a tutti”.
Roberta, concedici di darti del tu. E cominciamo dall’inizio. Quando e come è iniziato questo tuo percorso nel mondo della danza?
“Ero davvero piccolina quando ho iniziato in una scuola di danza di Taranto, poi anche in altre sempre del capoluogo e della provincia. Poi ho seguito degli stage con diversi maestri in varie città d’Italia; ho studiato a Milano, Firenze, Roma, perché non ci si può fermare soltanto nelle realtà locali. Certo, qui ci si costruisce una buona base ma poi bisogna intraprendere un percorso personale per capire esattamente cosa si vuole fare, cercando le varie occasioni di formazione e crescita per dare una forma ben precisa alla propria formazione artistica.
E così, cercando la danza, possiamo dire, hai conseguito un diploma.
“Sì, il mio percorso di studi mi ha portata a conseguire il diploma in danza classica, moderna e contemporanea presso la Libera Università di Danza e Teatro di Mantova dopo superamento dell’esame dell’ottavo e ultimo grado per la danza classica con riconoscimento da parte dell’Ajkun Ballet Theatre di New York. Ma ovviamente non ci si ferma al diploma, bisogna continuare sempre a studiare e a perfezionare non solo la tecnica, ma anche le proprie capacità espressive e interpretative”.
Tornando ai tuoi primi anni, che ricordi hai del periodo della tua formazione?
“Ricordo la gioia di fare ciò che amo, ma anche i sacrifici e le rinunce non soltanto mie, ma anche dei miei genitori, perché c’è bisogno di un grande supporto da parte della famiglia, non solo economico ma anche e soprattutto morale. Serve anche la disponibilità di chi ti sta accanto a supportare la tua grande passione. Ricordo fin da piccolina mio padre che mi accompagnava alle lezioni e agli stage e mi aspettava in macchina per tutto il tempo e con tutte le condizioni climatiche nonostante tornasse stanco dal lavoro. Ricordo anche che all’inizio si ha paura di non poter raggiungere determinati traguardi, però ci si allena lo stesso, si fa lo stesso tanta fatica, perché comunque la danza si ama a prescindere. Anche se non si raggiungerà un traguardo tanto sognato, la danza fa comunque parte della tua vita, almeno per quanto mi riguarda, ma credo che sia così per ogni ballerina che abbia una grande passione.
Diciamo che la danza diventa uno stile di vita.
“Sicuramente, perché condiziona fortemente la tua vita. A parte la grande disciplina che la danza ti consente di praticare, inizi a vivere in simbiosi con essa. E’ una sensazione molto bella, è un percorso che ti prende e ti avvolge completamente come in un grande abbraccio. Ogni sacrificio che fai alla fine non ti pesa più, perché in qualche modo sai che ti verrà ripagato, non fosse altro se non per la gioia di praticare questa splendida disciplina artistica”.
Al momento quali sono i tuoi impegni artistici?
“Proprio venerdì scorso si è svolto il Gran Concerto ‘Rondò Veneziano’ con l’Orchestra Tebaide d’Italia presso il teatro ‘Nicola Resta’ di Massafra, una collaborazione nuova. E’ stato un gran piacere poter collaborare con un’orchestra eccezionale ed è stato uno spettacolo davvero raffinato in cui mi sono trovata a mio agio sotto tutti gli aspetti, artistici, professionali e umani. Prossimamente ho degli impegni a cui sto già lavorando. Il 10 marzo a Ruvo di Puglia, presso l’hotel Pineta, io danzerò nell’ambito dell’evento “L’infinitudine dell’amore”. Si tratta della presentazione del nuovo libro di poesie di grande intensità emotiva scritto dalla poetessa rumena di fama mondiale Anca Michaela Bruma. E’ davvero qualcosa di speciale, un viaggio nell’infinito mondo dell’amore, ho letto qualcosa e mi ha molto emozionata. Il primo aprile parteciperò a Chiavari a un evento a livello nazionale, l’International Universum Dance Award, dove sarò madrina della manifestazione oltre che danzatrice. A maggio ci sarà il ‘Neruda Award’ al teatro comunale di Crispiano, alla sua seconda edizione, (qui la prima edizione, ndr), un riconoscimento a tutti coloro che hanno dedicato una vita a inseguire e realizzare un sogno. Sono attesi ospiti stranieri e nazionali, e premieremo alcune personalità che si sono distinte nelle loro attività sociali. Io sono membro onorario dell’associazione culturale “Pablo Neruda” di Taranto, che organizza l’evento, e siamo già in preparazione. Dal 23 al 25 giugno un altro evento a livello nazionale, il Festival “Sanremo benessere”, con momenti di danza che stiamo già definendo. Si tratta di un festival delle scienze filosofiche per il benessere molto interessante”
In questi eventi tu proponi delle variazioni del repertorio classico, immaginiamo. Ma ce n’è qualcuna a cui ti senti particolarmente legata?
“In realtà ogni variazione dà un’emozione diversa. Bisogna ogni volta calarsi nel personaggio e nell’atmosfera dell’opera, e si tratta di operazioni molto emozionanti e interessanti perchè permettono di confrontarsi con diversi stili e diverse personalità. Per esempio, ballare l’Odette de ‘Il lago dei cigni’ è molto diverso rispetto a ballare il ‘Don Chisciotte’. Un balletto che amo molto è “Raymonda”, su coreografia di Marius Petipa (ballerino e coreografo del 1800, maestro di danza e primo maî1tre de balle del balletto imperiale di San Pietroburgo, Russia, ndr), e infatti ballerò una variazione tratta da quest’opera proprio alla prossima manifestazione “L’infinitudine dell’amore”. A Chiavari mi confronterò con il repertorio di Balanchine (grande coreografo e danzatore georgiano del ventesimo secolo, uno dei fondatori della tecnica del balletto classico degli Stati Uniti d’America, ndr), un repertorio molto particolare e complesso. Danzerò una variazione tratta da ‘Smeraldi’, una delle tre parti dell’opera ‘Jewels’, che amo molto. Ma mi piace anche creare io stessa delle nuove coreografie, sempre sulla base di movimenti e passi del repertorio classico, cercando di dare un mio tocco personale”.
Si parlava di sacrifici e rinunce per inseguire il sogno della danza. Ma adesso che la danza fa parte integrante di te, come interagisce con la tua vita?
“La mia è una vita molto impegnativa e ricca di tanti avvenimenti, e di questo ne sono profondamente felice. Diciamo che non mi annoio mai, anche perché non ne avrei il tempo, però è proprio quello che amo fare: avere sempre una nuova meta da raggiungere e un qualcosa di bello da realizzare, ed è questa la spinta che mi consente sempre di andare avanti. Per un artista, come per tutti del resto, avere dei progetti da realizzare, è fondamentale. Nel mio caso devo conciliare gli allenamenti con lo studio (si è appena laureata in Scienze delle Arti e dello Spettacolo, ndr), la preparazione degli spettacoli con i vari impegni personali e familiari, però le soddisfazioni superano di gran lunga i sacrifici. Sacrifici che si affrontano con impegno e costanza ma con la consapevolezza di avere una grande fortuna, che è quella di poter vivere quello che si ama. Nel mio caso il percorso che sto seguendo non è legato soltanto alle variazioni o alla preparazione dei vari spettacoli, ma mi consente di abbracciare la danza anche a livello di ricerca e sperimentazione, come per esempio la collaborazione con il ‘Ballet Papier’ di Barcellona in qualità di ‘Ambassador’ e testimonial. Insomma, ci sono tanti spunti per vivere la danza con pienezza e soddisfazione”.
La danza è una forma artistica di espressione corporea, quindi è evidente che l’aspetto fisico conti molto nella comunicazione. La bellezza, evidentemente, conta molto in questa particolare attività, intesa non solo come armoniosità dei lineamenti, ma anche e soprattutto come modo di comportarsi e capacità di espressione. Quanto ci si ‘costruisce’ questa bellezza per poter trasmettere quello che la danza richiede?
“Il bello della danza è proprio la possibilità di trasmettere delle emozioni attraverso il proprio corpo. La danza però non è soltanto esecuzione tecnica, ma è soprattutto trasmissione di qualcosa di profondo che catturi lo spettatore e ne provochi delle emozioni proprie, appunto. La tecnica ovviamente è un requisito importante, una condizione necessaria, anche se non sufficiente. Naturalmente l’aspetto fisico è molto importante e funzionale alla danza stessa, e diciamo che spesso è la natura ad aiutare molto l’aspirante ballerino perché gli dona alcune caratteristiche fisiche che non si possono costruire, come le gambe e le braccia lunghe, o la testa piccola e il collo lungo…”
O il famoso collo del piede (da profani, ndr)
“Ecco, quello in realtà si può sviluppare con l’esercizio (un accenno di risata è naturale, ndr), così come ci sono altre caratteristiche che vanno formate e perfezionate con l’allenamento, quali l’apertura, la struttura muscolare, la tecnica delle punte. Tutto questo si fa con l’allenamento quotidiano e la perseveranza”
Quanto tempo trascorri ad allenarti?
“La lezione quotidiana è sacra, almeno due ore ogni giorno, con la classica sbarra, centro, tecnica e punte. Poi quando ci sono spettacoli in vista si preparano le variazioni e quindi si aumentano le ore di allenamento, ma ovviamente è necessario e tutto sommato piacevole”
Per quanto riguarda il termine ‘collo del piede’ che noi profani della danza abbiamo avuto modo di conoscere attraverso talent show quali ‘Amici’ di Maria de Filippi, cosa ne pensi?
“Sicuramente il diffondersi dei vari reality show ha contribuito a far conoscere la danza classica a un pubblico sempre più ampio, anche di non esperti, solo che a volte rischiano di dare una visione distorta della danza stessa. Io personalmente non ne sono mai stata attratta, proprio perché traspare un’idea di danza un po’ diversa da quella reale. All’interno di una trasmissione televisiva, più che l’aspetto artistico, spesso conta di più quanto si costruisce come personaggio, quindi quella che viene trasmessa è un’immagine un po’ falsata dell’arte e anche della fatica quotidiana bisogna affrontare. Sembra che sia più importante essere simpatici che bravi, al fine di attirare più pubblico rispetto a chi ha invece maggiori capacità tecniche ed espressive”.
Tornando a te, dicevi di aver iniziato a fare danza da piccolissima. Ovviamente una bambina su due (forse, ndr) sogna di diventare ballerina da grande. Ma tu, quando hai pensato che quella sarebbe stata davvero la tua strada?
“In realtà, e lo dico spesso, è come se la danza avesse fatto parte di me da sempre! Fin dalla prima lezione ho provato subito quella sensazione di aver trovato davvero l’espressione artistica che mi potesse rappresentare e che mi desse la possibilità di esprimere me stessa. Quindi non c’è stato un momento preciso in cui ho pensato ‘voglio fare la ballerina’, è come se lo avessi pensato da ancor prima di nascere. Per me è stata subito una sensazione naturale quella di muovermi al ritmo di musica eseguendo dei passi”.
Ma c’è una scuola o un’artista a cui ti ispiri o che hai come modello?
“Sicuramente la scuola russa, che mi ha sempre molto affascinato, l’Accademia Vaganova di San Pietroburgo dove sono nate e si sono formate moltissime ballerine di fama internazionale e di grande talento, soprattutto. Tra queste, Svetlana Zakarova, un’artista eccellente, considerata una delle migliori danzatrici di tutti i tempi. Molte volte, quando devo preparare una variazione o uno spettacolo guardo i suoi video e cerco di ispirami a lei”
Noi ti auguriamo di seguire le orme della Zakarova, di raggiungere obiettivi sempre più importanti e soprattutto di essere felice di ciò che fai, e questo traspare dal tuo sguardo e dalla tua personalità non solo artistica.
“E io vi ringrazio di vero cuore, sperando di poterci incontrare in uno dei miei spettacoli”
Per concludere, ci sono tre parole o tre concetti cui rappresenteresti te stessa?
“Oddio… costanza, impegno e ‘testardaggine’, direi. Determinazione insomma a voler dare sempre il meglio di sé e a non abbattersi mai alle inevitabili difficoltà a cui si va incontro”
E noi ci congediamo aggiungendo che una parola che potrebbe aiutare a descriverti è senz’altro ‘eleganza’ in tutte le sue eccezioni.
“Ringrazio ancora Saturno22 e tutti gli amici, a cui mando un grosso bacio, un abbraccio e un arrivederci presto”.
Ci saluta e va via così, con leggiadria e “in punta di cuore”, come speriamo di esser riusciti a trasmettervi attraverso queste righe.
Breve curriculum di Roberta Di Laura
Nata a Taranto il 10/10/1992, ballerina professionista, diplomata in danza classica, moderna e contemporanea presso la Libera Università di Danza e Teatro di Mantova.
Ha seguito stages di perfezionamento con maestri di fama internazionale, primi ballerini ed ètoiles provenienti dalle maggiori Accademie mondiali.
Nel 2013, dopo selezione, a soli 20 anni, è entrata a far parte del Consiglio Internazionale della Danza di Parigi riconosciuto dall’Unesco, ottenendo la possibilità di nominare altri membri, offrire una certificazione internazionale ai propri allievi e partecipare a diversi Congressi Mondiali di Ricerca sulla Danza.
Ha preso parte a numerosi eventi nazionali ed europei e si è esibita Germania nel corso di un Festival Interculturale svoltosi a Colonia.
Laureata in Arti e Scienze dello Spettacolo presso l’Università Sapienza di Roma, continua gli studi con il corso di laurea magistrale in “Teatro, Cinema, Danza e Arti Digitali” presso la stessa Università. Per l’anno 2015 è diventata Apulia Worldwide Reference.
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