Intervista esclusiva a una giovane artista “cittadina del mondo”
di Matteo Gentile
Victoryia Macrì ha vinto il Festival dell’Immagine 2017 (organizzato da Riflessi d’Arte) con il quadro a matita su carta che raffigura il volto sorridente in primo piano di un bimbo africano bagnato d’acqua limpida. Un vero e proprio inno alla vita e alla gioia che ha convinto la giuria ad assegnare alla giovane artista il primo premio assoluto, nonché il primo premio nella categoria disegni. Abbiamo voluto sentire la giovane artista (classe ’91, maturità scientifica, studentessa presso la facoltà di informatica), residente a Paestum, in Campania, per conoscere più da vicino le sue emozioni e la sua passione per l’arte figurativa
Buongiorno Victoryia, innanzitutto complimenti per il disegno e per la vittoria al Festival di Martina Franca. E grazie per averci concesso un po’ del tuo tempo per queste “chiacchiere” tra amici.
“Sono io che ringrazio voi di Saturno22 per questo interesse nei miei confronti e ringrazio ancora la giuria che mi dato questo bel riconoscimento. E’ stata davvero una gioia per me”
Una gioia per un’artista che viene da un posto ricco di tradizioni come Paestum. Ma apprendiamo dal tuo profilo facebook che tu sei originaria di Vicebsk, città della Bielorussia. Ci racconti qualcosa di te e dalla tua terra di origine?
“In realtà sono arrivata in Italia quando avevo meno di sei anni, poiché non avendo più i miei genitori sono stata adottata da una famiglia italiana. Ho vissuto per un po’ di anni a Salerno e poi ci siamo trasferiti a Paestum. Quindi non ho un grosso legame con la mia terra di origine, anche perché quando sono giunta in Italia non ero molto cosciente dello spostamento. I pochi ricordi infantili sono ormai sbiaditi e lontani, ho perso traccia praticamente di tutto. L’unico legame è la sorella che ho scoperto da poco di avere, e che a sua volta vive a Roma”.
E della tua terra adottiva, cosa ami di più e cosa un po’ meno?
“In realtà io abito in un paese artistico: Paestum ha una storia antichissima e quindi ha tutto il suo fascino di storia antica. A dire la verità io mi sento cittadina del mondo, e nessun paese è casa mia, ma tutto il mondo è casa. Ovviamente amo molto l’Italia, che considero come una grande culla di arte e cultura. Paragono l’Italia quasi a un David di Donatello posto in una grande sala vuota, dove la sala è l’Europa. E rispetto gli Italiani che sono molto legati alla loro terra e alle loro tradizioni”.
Se il mondo è la tua casa, devi esserti trovata molto a tuo agio con il tema del Festival, che era appunto ‘viaggio tra i popoli del mondo’. Com’è nata l’idea del disegno?
“In realtà il quadro è nato per un altro evento, organizzato ad Agropoli da una critica d’arte della mia zona, Antonella Nigro. Organizzato dal ‘Salotto delle arti’, il titolo della manifestazione era ‘Incontrarsi’. Si trattava di un incontro delle arti, perché c’era un musicista che suonava, il ceramista che esponeva le sue ceramiche, un pittore che esponeva i suoi quadri. Nell’occasione venivano presentati i quattro elementi della natura, acqua, terra, fuoco e aria, sia in senso artistico che in senso fisico. Sono stati realizzati quattro incontri, uno per ogni elemento della natura, durante i quali esponeva un artista diverso. Io ho scelto il tema dell’acqua, e l’idea di ritrarre un bambino africano mi è venuta osservando una fotografia che mi ha molto emozionato. Ho immaginato che l’acqua, già di se stessa simbolo della vita, rappresenti un elemento importante per un bambino che vive in una situazione di disagio nel suo paese, dove acqua né ha poca o per nulla. E quindi per lui avere dell’acqua addosso sarà stato sicuramente una gioia immensa. Spero di aver trasmesso questa emozione non solo alla giuria del Festival, ma a tutti quelli che guardano il quadro, o almeno a un po’ di loro…”
Hai usato la parola emozione per descrivere lo stato d’animo che ha suscitato in te la visione di una foto e che tu hai poi cercato di trasmettere attraverso il quadro. In generale, come trai l’ispirazione per i tuoi quadri?
“Diciamo che io vado a caccia di emozioni da cogliere e trasmettere. Inizialmente i miei lavori erano semplicemente dei ritratti, ma ultimamente ho cercato di dare ai quadri qualcosa di personale, come un mio stato d’animo o le mie sensazioni nel momento in cui mi accingo a dipingere. Per esempio ho realizzato un quadro che si chiama ‘Stato d’animo’, appunto, dove ho rappresentato una figura che non sono io, ma che rappresenta le sensazioni che provavo in quel momento della mia vita in cui l’ho realizzato. In particolare, sto prendendo ispirazione anche da una ragazza portoghese che fa la fotografa, Cristina Otero, e dai suoi autoritratti, molto particolari. Da quelli prendo spunto per raccontare qualcosa di me e dei sentimenti che provo in quell’istante in cui guardo la fotografia”.
Riavvolgendo un po’ il nastro dei tuoi ricordi, c’è stato un momento preciso in cui hai pensato ‘ecco, voglio, esprimermi attraverso i disegni e la pittura’, o è stato un processo graduale?
“Guarda, questa è stata una scoperta anche per me, per la verità. Io quand’ero piccola disegnavo continuamente, ma soltanto pochi anni fa, nel 2013 precisamente, ho cominciato a esporre i miei lavori rendendoli pubblici grazie a una mia amica, e poi gradualmente ho continuato con questa passione evolvendomi anche tecnicamente. Però mi sono sempre chiesta da dove nascesse questa mia passione, e recentemente, quando ho scoperto di avere una sorella, lei mi ha rivelato che al nostro Paese avevamo una nonna che faceva la pittrice. Credo quindi che sia stata proprio lei a trasmettermi questa passione”
La pittura è quindi un legame con il tuo passato e le tue origini
“In un certo senso sì, è così”
Ma nella tua passione per la pittura, c’è un artista preferito, o comunque che prendi come riferimento?
“Anche se il mio genere è molto diverso, perché io sono una iperrealista, un artista che amo molto è Modigliani. Lui era sicuramente un grandissimo ritrattista con una tecnica immensa, ma la cosa che mi colpisce di più di lui è il legame con gli occhi della persona che ritrae. Lui diceva, infatti: ‘dipingerò i tuoi occhi quando conoscerò la tua anima’. Prendendo ispirazione da questa grande intuizione artistica, io realizzo i miei ritratti e i miei quadri in genere iniziando proprio dagli occhi del soggetto. Gli occhi sono il mio punto focale perché penso che siano il punto principale per la trasmissione di emozioni”
E qual è la tua emozione più grande?
“In realtà non ce n’è una in particolare. Diciamo che riuscire a trasmettere in chi guarda i miei quadri le emozioni e le sensazioni che avevo pensato, ma anche generarne di nuove, ecco questo mi emoziona molto. Secondo me l’arte è per gli altri, non per se stessi, quindi riuscire a donare emozioni è appagante”.
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