“La guerra è la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre” (Oriana Fallaci, “Niente e così sia”)

di Matteo Gentile

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Un momento della manifestazione “Guerra sulla pelle” – A. Zito, M. Manca, E. Convertini, P. Palazzo)

La guerra non ha sesso, colore, razza o religione. La guerra è crudele, spietata e inesorabile. La guerra è morte e distruzione. Basterebbero queste riflessioni, associate alla citazione di Oriana Fallaci tratta dal suo romanzo “Niente e così sia”, per chiudere qui il discorso e convenire, tutti insieme, che la guerra non ha alcuna giustificazione plausibile. Eppure non è così. L’umanità convive con questo spettro nefasto praticamente da sempre, da quando Caino uccise suo fratello per conquistarsi una supremazia territoriale in un mondo in cui, evidentemente, ci sarebbe stato spazio per tutti.

Partendo da questi presupposti impliciti, l’incontro di sabato 8 aprile “Guerra sulla pelle” presso la sede dell’associazione “Sine Cura Lab” era impegnativo e carico di sensazioni da dominare per affrontare l’argomento in maniera il più possibile razionale e allo stesso tempo diretta. A dialogare con la storia e con gli intervenuti c’erano Annamaria Zito, autrice del romanzo “L’amaro sapore dei fichi secchi”, e Monica Manca, esperta di cinema. Elena Convertini e Patrizia Palazzo hanno introdotto la serata, che di fatto si è aperta con un primo pugno diretto allo stomaco, la scena dello stupro subito dalla protagonista e da sua figlia, una ragazzina, nel film “La ciociara” di Vittorio De Sica, che nei primi anni ’60 fece tanto discutere e trattò per la prima volta il terribile tema delle cosiddette “marocchinate”, anche se all’epoca la censura impose di non usare tale termine. L’argomento, quello degli stupri di massa perpetrati dalla truppe speciali francesi “liberatrici”, avvenuto sui monti Aurunci ai danni della popolazione locale al termine della Seconda Guerra Mondiale, è stato trattato da Annamaria Zito nel suo romanzo, uscito un anno fa ma ancora oggetto di discussioni e fonte di riflessioni, e dal quale ha preso spunto la serata stessa.

Un modo per continuare l’impegno preso l’8 marzo scorso, in seguito all’evento “Non una di meno” che ha voluto affrontare il tema della “Giornata Internazionale della donna” e rinnovare la decisione di parlare della tematica senza soluzione di continuità al fine di perseguire l’opera di sensibilizzazione e denuncia l’8 di ogni mese. Brani dello stesso romanzo di Annamaria, poi altre scene “dure” e “cattive”, perché la guerra è cattiva, tratte da “La pelle”, film di Liliana Cavani del 1980 che metteva in evidenza proprio questo aspetto crudele della guerra che imbrutisce gli animi anche delle vittime, che rischiano di diventare carnefici nei confronti di coloro che amano pur di salvarsi la pelle. Il riferimento, in particolare, era al fatto di aver messo bambini e donne in balia di pratiche inenarrabili e difficilmente accettabili da parte dei militari.

La conclusione è stata affidata a un cortometraggio di animazione nord-coreano, che tratta praticamente lo stesso argomento ma ad altre latitudini, tra Giappone e Cina, quando bambine e donne sono state vittime di stupri e deportazioni che ne hanno segnato la vita e la dignità. Solo recentemente hanno avuto la forza di parlarne per denunciare al mondo quanto la crudeltà sia immane e senza confini.

Guardare alla storia, studiarla e comprenderne i meccanismi, è un modo per capire dove siamo e dove stiamo andando. Questo, in sintesi, il messaggio che si è voluto lanciare durante l’incontro. Che poi le donne siano spesso le vittime principali di azioni crudeli e brutali da parte di uomini senza scrupoli è un dettaglio non certo trascurabile. Quello che conta, in ogni caso, è non nascondere gli orrori e gli errori del passato ma anche del presente, perché il futuro si costruisce oggi e, sicuramente, tutti insieme. Senza distinzione di sesso, colore, razza o religione.

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