L’autore martinese ospite dell’evento organizzato dal Presidio del Libro di Martina Franca in collaborazione con la Fondazione Paolo Grassi, in un’intervista ci svela che il suo ultimo romanzo nasce dall’incoscienza

di Tiziana Sisto

Domenica 15 gennaio presso la Fondazione Paolo Grassi di Martina Franca, si è svolta l’attesissima presentazione di “Candore”, l’ultimo libro di Mario Desiati. A dialogare con l’autore Giorgia Lepore.
L’evento è stato promosso dal Presidio del Libro di Martina Franca.
“Candore” , pubblicato da Einaudi, è un testo che insegna a non essere prevenuti, a giudicare solo dopo aver conosciuto e appreso senza condizionamenti legati ai pregiudizi.

Disponibile e gentile, come sempre, l’autore ha rilasciato un ‘intervista per Saturno22.

Mario, il pubblico ti conosce e ti stima da sempre. Qualche “chiacchiera” su “Candore” e su alcuni passaggi “forti”, non è stata risparmiata probabilmente. Questo ha sortito qualche effetto nei tuoi confronti?
“Diversamente da quanto si potrebbe pensare, non ho ricevuto grandi polemiche anzi. Quasi me ne rammarico per il fatto che non ce ne siano estate. Ognuno è libero di criticare. Certamente mi interessano di più le opinioni di chi è aperto mentalmente e che davvero abbia letto il mio romanzo”.
Esiste qualche aneddoto in particolare che possa definirsi fonte di ispirazione per il tuo libro? “Nulla di particolare, se non la vita in generale”.
“Candore” nasce per pura provocazione o per altro?
“La decisione di scrivere un testo sul mondo del porno è dovuto più all’ incoscienza perché se scrivessi per pura provocazione, allora vorrebbe dire che ho sbagliato mestiere”.
Tra le prime pagine del romanzo, si può leggere un passaggio che colpisce subito : “non ci si fa belli per amare, ma per farsi desiderare “. Questa espressione la riconduci solo alla pornografia o credi che l’essere umano ambisca a diventare bello solo per farsi desiderare?
“Credo che il desiderio appartenga a tutte le sfere umane, non solo a quelle trasgressive”.
Ultima e doverosa domanda. “Candore” è per i moralisti “un romanzo forte”, in quanto tratta temi come la perversione e non solo. La paura di essere giudicati fa reagire in un certo modo perché si sa, ogni essere umano ha desideri nascosti. Ma si preferisce omettere. Credi che in ognuno di noi ci sia un Martino Bux?
“Tutti desideriamo qualcosa che per gli altri potrebbe risultare inutile, incomprensibile, secondario, riprovevole come nel caso di Martino Bux. Ciò che mi interessa sono le ossessioni che, come queste, vivono in ognuno di noi e possono diventare passione, dunque vita”.

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