Mille sfumature di grigio

di Matteo Gentile

Il sorriso della giovane donna del quadro intitolato “Gioia contagiosa”  ha conquistato la giuria di giornalisti del Festival dell’Immagine, che lo ha decretato vincitore del premio speciale. L’autrice, Dora Mansi, possiede lei stessa quella gioia contagiosa quando parla delle sue opere e di questa in particolare. Ogni artista, al di là della soddisfazione personale provata nel realizzare un’opera, trova nel gradimento altrui un grande riconoscimento dei propri sforzi artistici. Dora ci accoglie nella sua casa, mentre un gattone in poltrona ci guarda pigro e disinteressato, con quella regale alterigia dei felini che guardano il mondo quasi con sussiego. Il primo contatto con Dora, che conosciamo da tempo ma che ignoravamo fosse l’autrice del quadro fino al momento della sua proclamazione, è stato di grande stupore da parte sua. Ma poi di grande gioia per poter parlare della sua attività artistica.

dora mansi con quadroComplimenti per il quadro e per il premio, Dora.

“Grazie infinite! Grazie ai giornalisti che mi hanno fatto questo dono inatteso, e grazie all’associazione Riflessi d’Arte, in particolare a Tonio Cantore e Vita D’Amico, che hanno di fatto riacceso in me la fiamma della passione per la pittura”

Questo ci fa capire che dipingi da poco tempo.

“In realtà disegnavo già ai tempi della mia adolescenza e del liceo artistico, dove ho conseguito il diploma. Per sette anni ho lavorato in uno studio di architettura, ma a parte il lavoro le mie opere erano soprattutto a matita e carboncino. Poi varie vicissitudini e il corso della vita mi hanno distolta da questa mia passione, che è riesplosa quando Tonio mi ha parlato, circa sette o otto anni fa, dei progetti artistici e del Festival dell’Immagine. Così decisi di dedicare un po’ di tempo a me stessa e di frequentare un corso di pittura, tenuto da Francesco Zefferino, ed è stato lì che è letteralmente esplosa questa mia passione per il colore, una passione che è andata a colmare un vuoto che sentivo mi mancasse”.

Il quadro vincitore, però, è realizzato con mille sfumature di grigio.

“In particolare, la tecnica che utilizzo, appresa dal maestro Zefferino, è quella della ‘grisaglia’. Si tratta di olio su tela, una prima base su cui si decide poi di intervenire con il colore. In questo caso mi è piaciuta l’idea di rimanere sul bianco e nero e sulle mille sfumature di grigio come hai detto. In altri lavori, alla base si può aggiunge il colore, in relazione a quello che si vuole riprodurre artisticamente. Si può aggiungere la terra di Siena bruciata, la terra di Cassel con il rosso, insomma ciò che l’ispirazione ci guida al momento”.

In questo caso, la figura della ragazza con bambina esprime soprattutto felicità.

“Sono contenta che emerga con forza questo desiderio che io avevo nel realizzare il quadro. Ho trovato questa immagine che mi ha subito colpito proprio per questo grande senso di serenità espresso dalla ragazza nonostante il contesto racconti una storia forse di povertà. Ma al di là di questo, volevo che la gioia che mi trasmetteva quello sguardo potesse poi trasparire attraverso il mio quadro e poter contagiare chi lo osservasse”.

A quanto pare ci sei riuscita. Ma prima parlavi di un vuoto che la pittura andava a colmare nella tua vita.

“Ecco, io penso che ogni mio quadro rappresenti uno stato d’animo del particolare momento della mia vita nel momento in cui lo realizzo. Quindi, in un certo senso, appaga la mia necessità di esprimere i miei sentimenti e le mie emozioni attraverso l’arte”.

C’è una corrente pittorica o un autore in particolare che ami o a cui ti ispiri?

“In generale a me piacciono i ritratti, i volti, le espressioni della gente. Amo tantissimo Caravaggio, ma non posso certo dire di ispirarmi a lui, che è immenso!”.

Ti è mai capitato di bloccarti davanti a un quadro, di provare la sindrome di Stendhal?

“Sì, diverse volte, e soprattutto davanti a dipinti di Caravaggio. Mi sembrava di essere rapita dal quadro come se vivesse di vita propria e io ne facessi parte in quel momento. Una sensazione meravigliosa! Tante sensazioni che partono dal profondo, difficili da descrivere, se non con la parola emozione!”

Emozione che poi cerchi di trasmettere con i tuo quadri?

“Ci provo! Non so se ci riesco, però”.

Perché partecipare a un concorso, per avere una risposta a questa domanda?

“Forse sì, in effetti. In realtà tutto è nato proprio con ‘I vicoli degli artisti’ e poi con il Festival dell’Immagine, dove ho preso parte insieme agli amici con cui ho intrapreso questa nuova avventura della mia vita. Sono soprattutto momenti di condivisione di questa passione in cui puoi conoscere altre persone che vivono l’arte così come la vivi tu, o anche in modi diversi. Un modo per confrontarsi e conoscersi. Anche un momento per condividere con gli altri quello che avevo realizzato, perché non si dipinge soltanto per se stessi ma anche e soprattutto per comunicare qualcosa di sé agli altri”.

E quando hai saputo di aver vinto il premio della giuria di giornalisti, cosa hai pensato?

“Sinceramente proprio non me lo aspettavo, e devo confessare che è stata una gioia davvero grande sapere di aver ottenuto un riconoscimento per una mia opera. Sono riuscita a rendere contagiosa la gioia della ragazza del quadro, ho pensato!”

Sappiamo che ti esprimi soprattutto dipingendo, ma se dovessi descrivere Dora Mansi con tre parole o tre pensieri?

“Oddio. Mi imbarazzo facilmente, sono molto emotiva, e sono molto esigente con me stessa”.

L’emotività è sicuramente un pregio, per un’artista. Per tutto il resto, auguriamo a Dora Mansi che la sua esigenza la porti a realizzare opere che siano in grado di coinvolgere chi le osserva. Con le sue mille sfumature di emozioni.

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