Alessandro D’Avenia racconta come Leopardi può salvarti la vita
di Mariachiara Gentile
Fin dall’antichità l’uomo scrive e si tormenta riguardo un quesito fondamentale: la felicità. Esiste? Dove è possibile trovarla? Come fare in modo che duri? Ognuno, con le sue interpretazioni, ha provato a dire la sua, ma una risposta certa non è mai stata trovata. Alessandro D’Avenia, nel suo ultimo romanzo “L’arte di essere fragili”, ha provato a dire la sua su questo dilemma, tanto antico quanto attuale.
Riflettendo sugli scritti di Leopardi, non solo sulle poesie più famose ma su tutti i suoi diari, le sue lettere private, i suoi appunti, ha provato a spiegare il profondo pensiero di questo poeta troppo spesso etichettato come depresso e mai capito fino in fondo. Per promuovere il suo libro sta girando l’Italia tenendo vari firmacopie in quasi tutte le regioni della penisola e, al contempo, portando in scena uno spettacolo gratuito dove spiega a parole quanto ha espresso per iscritto. Noi abbiamo avuto il piacere di assistere allo spettacolo tenutosi a Bari, al Teatro Palazzo, il 1 aprile passato alle ore 21. Tra il pubblico ragazzi, studenti e amanti dei suoi libri, ma anche molti adulti, genitori, professori. Con ironia e grande capacità scenica, il giovane professore é riuscito a tenere viva l’attenzione dei suoi ascoltatori per due ore, parlando della felicità dell’uomo, della vita e della fragilità di tutte le cose umane con l’accompagnamento delle poesie di Leopardi, di musica e di opere d’arte. Scherzando sul nomignolo che da anni viene attribuito a Leopardi, “mai una gioia”, D’Avenia ha invece spiegato come proprio questo poeta considerato “sfigato” e infelice gli abbia insegnato, invece, la chiave per la felicità. Tutto ciò che è umano é destinato a cadere, a morire, ma è proprio questa fragilità estrema che ci rende forti e protettori di tutte le cose belle. E’ proprio la caduta che porta alla protezione.
Leopardi ha avuto, in vita, la capacità di trasformare il “singhiozzo in pianto”, di prendere la sua vita poco fortunata e renderla al servizio dell’arte e della bellezza, apprezzando quel poco che aveva e rendendolo importante. Questo è il messaggio che D’Avenia ha voluto lanciare ai suoi spettatori e ai lettori del suo libro. Un invito rivolto a tutte le fasi della vita, adolescenza, maturità, vecchiaia, a proteggere le cose fragili, che sono quelle più preziose, a fare attenzione alle cose che non si vedono, a quello che c’è dietro, al significato più profondo di ogni cosa. E a imparare e ricordare le parole di Leopardi per continuare sempre a farlo, senza mai stancarsi: “Voglio piuttosto essere infelice che piccolo, e soffrire piuttosto che annoiarmi”
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